Chi siamo

Paesaggio 1Volturara Irpina al centro della Comunità Montana “Terminio – Cervialto” è situata ai piedi del Monte S. Angelo, nel cuore verde del territorio irpino al confine con la provincia di Salerno, distesa al margine sud-occidentale della conca denominata Piana del Dragone. Fra le pendici di due straordinari monti: il Faggeto e il Costa, l’abitato si erge a quasi 700 metri di altitudine ed è circondato da campagne intensamente coltivate. Volturara si presenta oggi come un grazioso paese incastonato nel verde dei Picentini.

panorama volturarese

La Storia di Volturara Irpina

Volturara Irpina detta così per distinguerla da quella Appula, è in provincia e circondario di Avellino. Nelle più antiche carte è detta Veterale, Vetrale, Bulturale, Uturano : nomi che traggono l’etimologia da veterale, cioè terreno da molto tempo messo a coltura. allo stesso modo che i terreni freschi, cioè di recente dissodati, erano detti cesinali, quelli dove dimoravano gli armenti iazzali.
Il toponimo di VOLTURARA IRPINA lo si trova per la prima volta riportato dal grande annalista Padre Alessandro Di Meo, (Volturara 03.11.1726, Nola 20.03.1786) quando cita un documento del 797; il nucleo abitativo era dislocato tra Montemarano e l’attuale Volturara presso il casale di S. Marco. Possiamo affermare che esisteva già al tempo di Augusto, o almeno che il suo territorio a quel tempo cominciò a popolarsi di coloni inviati dalle autorità romane; tale ipotesi è avvalorata dal ritrovamento di 4 lapidi sepolcrali il cui contenuto è riportato integralmente in uno scritto di Pasquale Di Meo e conservato alla biblioteca Nazionale di Napoli.
Picc. castelloIn un documento angioino del 1272 – è descritto il tragitto che Annibale compì al tempo della seconda guerra punica: il condottiero africano attraversò il territorio con il suo esercito per fare ritorno in Puglia e imbarcarsi per I’Africa.
La stessa strada venne percorsa nel 1520 dai Lanzichenecchi che distrussero un insediamento in località Serra, di esso restano visibili una serie di archi a tutto sesto in pietra scalpellata ed alcuni ruderi di abitazioni.
È ancora possibile ripercorrere in parte questa strada (in alcuni tratti ancora lastricata), in particolare quella che sale verso i contrafforti del Terminio. Partendo dal centro storico di Volturara essa si inerpica attraverso un mutevole ed incessante paesaggio di centenari boschi di faggio fino ad arrivare sulla cima. (a 1806 s.l.m.)Cast 1
Questo percorso ora descritto è illustrato nella ”carta escursionistica monti Picentini” redatta dal Club Alpino Italiano.
Cast 7

L’abitato attuale è dominato dal Castello del monte Sant’Angelo il nucleo originario è certamente anteriore all’848 epoca della divisione del principato di Salerno e di Benevento tra i Principi Radelchi e Siconolfo.
A quell’epoca il castello non era altro che una torre di avvistamento in costante contatto visivo con le torri di Serpico, Montemarano e Castelvetere. Assicurava una adeguata protezione dei confini dei due Principati. Abbiamo notizie che il castello esisteva già al tempo dei Romani quale punto strategico per sorvegliare le truppe dei Cartaginesi che passavano per la strada “Saba Maioris”, che collegava l’alta valle del Sabato a quella del Calore e dell’Ofanto. Nel 1730 il complesso venne ulteriormente ampliato con la costruzione della chiesa dedicata a San Michele Arcangelo.

Piana con acqua piana allagata

La Piana Del Dragone

I rilievi ondulati degli altopiani del Terminio si presentano con depressioni di tipo carsico, fra le quali la più importante , a 686 metri sul livello del mare e vicino all’abitato di Volturara, è quella del Dragone, che si estende per circa 1000 ettari. D’ inverno vi si riversano le acque di molti torrenti che vanno ad ingrossare l’alveolo del lago endoreico, e ad allagare parte della piana. Gli allagamenti avvengono a causa del terreno che è costituito da depositi prevalentemente argillosi sui quali sono sovrapposti depositi detritico-alluvionali e lacustri a scarsa permeabilità.

Bocca del Dragone Bocca del D. BN

Il lago presenta un emissario artificiale lungo circa 75 metri che porta le acque in un inghiottitoio naturale detto ” Bocca del Dragone “.
la “Bocca” è in diretta comunicazione con la falda di base del Monte Terminio ed è una voragine naturale apertasi ai piedi del Monte Costa durante il terremoto del 5 dicembre 1456.
La denominazione “Dragone” è derivata dalla forma della voragine che aveva una certa similitudine con la bocca del mostro.
L’apertura di questo provvidenziale inghiottitoio fece prosciugare completamente la piana che era acquitrinosa. Attraverso tale caverna l’acqua, che si accumula nella conca, penetra lentamente nella montagna, andando poi ad alimentare le sorgenti di Cassano e di Serino.